I Libretti di campagna di Lorenzo Pareto
Ingegnere, geologo, studioso del territorio, politico di primo piano e Ministro degli esteri del Regno di Sardegna, Lorenzo Pareto (1800–1865) occupa un posto di rilievo nella storia scientifica e civile dell’Italia dell’Ottocento. Protagonista di una stagione in cui la conoscenza scientifica era strettamente connessa alle esigenze concrete dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dell’amministrazione dello Stato, Pareto affiancò all’attività istituzionale una costante pratica di osservazione diretta, considerata da lui fondamentale per comprendere la complessità del paesaggio naturale e umano.
In questo contesto si collocano i suoi libretti di campagna, quaderni di lavoro utilizzati durante viaggi, sopralluoghi e ricognizioni sul territorio. In essi Pareto annotava dati geologici, misurazioni, descrizioni di terreni e corsi d’acqua, osservazioni su frane, cave, strade e opere idrauliche, spesso accompagnate da schizzi e schemi esplicativi. Questi libretti non erano semplici appunti provvisori, ma strumenti essenziali del suo metodo: una scrittura rapida e concreta, pensata per fissare sul momento ciò che l’esperienza diretta offriva allo sguardo dello studioso.
Dalle pagine dei libretti emerge una concezione della scienza fondata sul contatto con il territorio, sulla verifica empirica e sull’interazione continua tra teoria e pratica. Pareto osserva, confronta, corregge ipotesi, mostrando un approccio moderno e dinamico alla ricerca. Allo stesso tempo, i libretti di campagna restituiscono un prezioso affresco dell’Italia preunitaria, documentando paesaggi, risorse naturali e trasformazioni in atto. Oggi essi rappresentano una fonte storica di grande valore, capace di illuminare non solo l’opera di Lorenzo Pareto, ma anche il modo in cui la scienza ottocentesca si faceva strumento di conoscenza e di intervento sul territorio.


