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Full Name
Sbarbaro, Camillo
 
Person Role
scrittore
 
Person Nationality
Italiana
 
Birth Date
12-01-1888
 
Birth Year
1888
 
Gender
maschile
 
Death Date
31-10-1967
 
Death Year
1957
 
Biography
Camillo (all'anagrafe Pietro)[1] Sbarbaro nasce a Santa Margherita Ligure il 12 gennaio 1888. Il padre Carlo era ingegnere e architetto, figura molto amata dal poeta al quale dedicherà due note poesie nella sua seconda raccolta di versi Pianissimo. La madre, Angiolina Bacigalupo, che era ammalata di tubercolosi, muore molto presto, nel 1893, e il piccolo Camillo e la sorellina Clelia verranno allevati dalla zia Maria detta Benedetta, tanto adorata dal poeta che le dedicherà le poesie di Rimanenze. Nel 1894 la famiglia si trasferisce nella cittadina ligure di Varazze dove Camillo inizierà le scuole elementari e in seguito il Ginnasio presso l'Istituto dei Salesiani. Nel 1904 avviene il trasferimento a Savona dove il giovane si iscrive al Liceo Gabriello Chiabrera e intanto conosce lo scrittore Remigio Zena, che, letti alcuni versi del giovinetto, ne incoraggia il proseguimento. Al Chiabrera avrà come insegnante di filosofia Adelchi Baratono che lo arricchirà intellettualmente e spiritualmente. Nel 1908 consegue il diploma di licenza[2] e nel 1910 trova lavoro presso l'industria siderurgica di Savona. Il suo esordio di poeta avviene nel 1911 con la raccolta Resine. Nello stesso anno si trasferisce a Genova. Nel 1914 pubblica la raccolta di poesie Pianissimo e nello stesso anno si reca a Firenze dove ha modo di conoscere Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Dino Campana, Ottone Rosai e altri artisti e letterati che facevano riferimento alla rivista La Voce. La raccolta ottiene grande consenso e verrà prontamente apprezzata da critici come Giovanni Boine ed Emilio Cecchi. Quando scoppia la grande guerra, Sbarbaro lascia l'impiego e si arruola come volontario nella Croce Rossa Italiana e nel febbraio del 1917 viene richiamato alle armi. A luglio parte per il fronte. Scrive in questo periodo le prose di Trucioli che verranno pubblicate nel 1920 a Firenze da Vallecchi. Nel 1919 la rivista Riviera Ligure gli dedica interamente il suo ultimo fascicolo. Durante l'estate rientra a Genova, frequenta con assiduità Pierangelo Baratono e il gruppo di intellettuali che fanno riferimento al poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi. Lasciato il lavoro si guadagna da vivere con le ripetizioni di greco e di latino appassionandosi sempre di più alla botanica e dedicandosi alla raccolta e allo studio dei licheni, sua vera passione. Conosce intanto Eugenio Montale, che per primo aveva recensito le prose di Trucioli, e frequenta i pittori Adriano Grande, Fausto e Oscar Saccorotti, Paolo Rodocanachi e lo scultore Francesco Messina. Nel 1921 inizia a collaborare alla "Gazzetta di Genova" con articoli sulla Liguria. Nel 1927 accetta l'incarico di insegnamento per greco e latino presso l'Istituto Arecco di Genova dei padri Gesuiti, ma è costretto ad abbandonare la cattedra perché non accetta di essere tesserato al Fascio. Esce intanto nel 1928 il volume Liquidazione che contiene alcune tra le prose scritte negli anni del dopoguerra. Continua lo studio e la raccolta appassionata sui licheni e in quello stesso anno vende a Stoccolma il suo primo erbario di muscinee. Gli anni tra il 1928 e il 1933 Sbarbaro li trascorre compiendo numerosi viaggi all'estero e quando è in patria frequenta assiduamente un gruppo di amici letterati e artisti che si riuniscono nella casa di Paolo e Lucia Rodocanachi ad Arenzano o nella casa degli amici Elena De Bosis e Leone Vivante a Solaia, nella campagna senese. Nel 1933 Sbarbaro inizia la collaborazione alla Gazzetta del Popolo di Torino. Scrive intanto il nuovo libro Calcomanie che, a causa della censura, non potrà vedere la luce se non nel 1940 in una ventina di copie dattiloscritte da distribuire agli amici. Quando il 9 febbraio del 1941 Genova viene colpita da bombardamento navale, il poeta si trasferisce a Spotorno con la zia e la sorella e vi rimane fino al 1945 dando inizio ad un'intensa attività di traduttore di autori classici greci e francesi. Nel 1945 ritorna a Genova ma nel 1951 si trasferisce definitivamente a Spotorno. È di questi anni l'intensa collaborazione a numerose riviste come Officina, Letteratura, Itinerari, Ausonia, La Fiera Letteraria, Il Mondo. Nel 1949 vince il premio letterario Saint-Vincent e nel 1955 il premio Etna-Taormina. Sempre in questo anno pubblica l'opera Rimanenze che raccoglie le sue ultime poesie. Gli ultimi anni di attività letteraria saranno dedicati, dopo il volume dei Fuochi fatui (1956), ad esili raccolte di prose: Gocce (1963), Il "Nostro" e nuove Gocce (1964), Contagocce 1965), Bolle di sapone (1966), Vedute di Genova (1966), Quisquilie (1967). Conosce nel 1961 Arrigo Bugiani e inizia la collaborazione ai Libretti di Mal'aria. Nel 1962 riceve dall'Accademia Nazionale dei Lincei il Premio Feltrinelli per la Letteratura.[3] Aggravatosi il suo stato di salute viene ricoverato all'Ospedale San Paolo di Savona dove muore il 31 ottobre 1967.